giovedì 14 dicembre 2023

IL CAMALEONTE BLU


Mentre frenavo, qualcosa, in mezzo all’asfalto, ha attirato la mia attenzione. Istintivamente, ho pigiato più a fondo sul freno e mi sono fermata a pochi centimetri dall’oggetto che si trovava sulla mezzeria, esattamente sulla striscia bianca che delimitava i due sensi di marcia. Ho provato ad aguzzare la vista, ma non vedevo bene. Stavo per ripartire, scansando l’impedimento, quando mi sono accorta che lo stesso sembrava muoversi. Più che muoversi palpitare.

«Che cazzo» ho borbottato, indecisa se scendere a vedere di cosa si trattasse o fingere di non aver visto nulla e ripartire.

Alla fine è prevalsa la curiosità. Ho accostato l’auto sulla destra, spento il motore, accese le due frecce di posizione, tirato il freno a mano, quindi ho aperto la portiera e sono scesa, dirigendomi con circospezione a centro strada e guardando da una parte e dall’altra che non giungessero auto a fare di me una sottiletta sull’asfalto.

La cosa non si muoveva più e ho cominciato a sospettare di aver visto male, così mi sono avvicinata maggiormente, piano piano. L’oggetto, qualunque cosa fosse, era avviluppato da una specie di straccio blu scuro che sembrava tenerlo stretto, anche perché c’era uno spago tutto intorno. Il vento muoveva il panno, facendolo sventolare.

Con precauzione, ho avvicinato un piede alla cosa e l’ho toccata leggermente. La cosa si è mossa. Incerta se fosse il vento, ho fatto un altro tentativo. Altro movimento lento, quasi impercettibile. “Coraggio, ragazza mia – mi sono detta - o apri o te ne vai, prima che arrivi un’auto e investa te e questo coso”.

 Mi sono chinata e, facendomi forza, ho toccato il coso con la punta delle dita. Immobilità totale. Sensazione di freddo.

“O la va o la spacca” ho pensato e ho allungato la mano. In quel momento dallo straccio è emersa una cosa…anzi due cose…anzi tre: una zampa, una coda, una lingua.

“Una lingua? Cazzo, una LINGUA?”. I miei pensieri di colpo hanno perso l’ordine logico e si sono succeduti a caso, come se il cervello avesse la razionalità, ma i neuroni ruotassero impazziti.  Ho mollato la presa e mi sono rialzata, correndo verso la macchina, decisa ad andarmene, lasciando quella roba, qualunque cosa fosse, al suo destino.

È stato in quel momento che ho visto in distanza un’auto che si avvicinava con una certa velocità.

“Se lo lascio lì, morirà” ho pensato e, sebbene non sapessi ancora che razza di animale fosse, perché di un animale sicuramente si trattava, non me la sono sentita di lasciarlo al suo destino. Sospirando, mi sono riavvicinata alla bestia e senza esitare l’ho tirata su, portandola al sicuro nella mia auto, pochi istanti prima che l’altra macchina passasse esattamente nel punto dove prima si trovava l’animale.

Con i sensi in subbuglio, sono riuscita a srotolare lo spago e mi sono accinta  a togliere lo straccio che avviluppava l’animale, scoprendolo.

Niente e nessuno avrebbe potuto prepararmi a quello che ho visto. Nelle sue mani, tranquillo come se fosse nel suo luogo preferito, con la coda arrotolata e la lingua trattenuta, se ne stava bel bello un cucciolo, se così si poteva definire, di camaleonte che, com’è nella sua natura, aveva assunto il colore del panno, quindi era tutto blu  e portava al collo una specie di collanina di perline blu, con al centro una perlina rossa.


IL CAMALEONTE BLU

Mentre frenavo, qualcosa, in mezzo all’asfalto, ha attirato la mia attenzione. Istintivamente, ho pigiato più a fondo sul freno e mi sono fe...