«Ok, papà, ma la mamma…»
«Sono pieno di visioni, sono pieno
di meraviglia, sono pieno di ispirazione …»
Più che ispirazione, mi sembrava
invasamento, perdita di senso del reale, ma del resto sono abituata a questi
voli extra sensoriali di mio padre, che quando dipinge non sente né vede più
nulla che abbia un minimo riferimento alla realtà. Il pensiero dei “però, però
però” che mi attendevano a casa, mi
hanno indotto comunque a non demordere.
Ecco, più o meno, il
nostro dialogo. Merita il discorso diretto.
«Papà, senti…promettimi una cosa…»
«Un albero rosso al centro della
tela….»
«Papà…»
«E il serpente, avvolto intorno…»
«Papà…»
«Uno sfondo viola…»
«Papà…»
«O è meglio blu?»
Ho perso la pazienza.
«Papàààààààààààààààààààààààà…» ho
urlato.
«Ah sei qui, amore? Quando sei
arrivata?»
A quel punto ho compreso che la
partita era persa, almeno per il momento. Mi sono alzata lentamente dalle
ginocchia paterne e ho lanciato uno sguardo a Ermione, che era silenziosa, una
verde eterea Sfinge con un lampo di trionfo negli occhi, che si è affrettata a
nascondere, ma non prima che io lo cogliessi al volo.
«La battaglia è persa, ma la
guerra, la guerra è un’altra cosa» le ho sibilato e sono uscita dalla stanza
senza salutare.
Il ritorno a casa
non è iniziato nel migliore dei modi: la pioggia era aumentata d’intensità,
circondando l’auto di una nebbiolina appiccicosa che impediva di vedere bene la
via. Le macchine che incrociavo
sembravano animate dalla volontà maligna di spruzzarmi contro i vetri fasci di
acqua sporca che i tergicristalli faticavano a lavare via. Gli alberi che
fiancheggiavano la strada erano ombre confuse nella nebbia, mentre il vento,
associato alla pioggia, trascinava senza controllo mulinelli di foglie gialle e
marroni. Ottobre si esibiva in tutta la sua inarrestabile potenza.
“ E pensare che
dovrebbe essere un mese così dolce… - ho pensato – e invece guarda qui…»
Un nugolo di foglie
di un rosso vivo bagnato si sono
appiccicate improvvisamente sul vetro, impedendomi la vista. Ho frenato istintivamente, derapando sull’asfalto
scivoloso, ma riuscendo a non andare fuori strada.
“Odio il rosso” ho
pensato con un moto di rabbia, mentre il
cuore mi batteva forte.
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