domenica 22 ottobre 2023

L’ALBERO ROSSO E IL SERPENTE



A quel punto Ermione è rientrata nella stanza, masticando un chewing gum in maniera che, forse per l’antipatia che provavo per lei, mi è sembrata subito sguaiata: più che una ninfa dei boschi  mi ha dato l’impressione di una approfittatrice. Facevo fatica a credere alla versione del quadro e all’idealizzazione che mio padre aveva fatto della ragazza; ero più propensa a  considerarlo un uomo di mezza età che si era invaghito della puttanella di turno che aveva trovato il modo di farsi mantenere.

Guardavo mio padre seraficamente seduto sulla sua poltrona con lo sguardo sognante ed Ermione appoggiata allo stipite della porta con indolenza, a braccia conserte e lo sguardo che si appoggiava sprezzante su di me e luminoso su papà.

Mentre mi perdevo in queste considerazioni, mio padre se ne è uscito con una riflessione a sorpresa: 

«Il quadro rimetterà le cose a posto, finalmente !»

Gli ho chiesto quali cose dovesse mettere a posto il suo ipotetico quadro e lui non mi ha risposto, continuando con le sue riflessioni, senza badare alla mia domanda.

«Al centro vedo un albero maestoso, di un insolito colore rosso, che palpita come un cuore...e lei – e ha indicato Ermione - avvinghiata all'albero come un serpente. Conosci la simbologia del serpente, tesoro? – non ha atteso la mia risposta e ha continuato – il serpente simboleggia cambiamento, rigenerazione, vita, rinascita, saggezza, immortalità. Rappresenta la capacità femminile, la capacità di rigenerare la vita, di cambiare il mondo, di renderci eterni…» 

«A me il serpente fa schifo » ho commentato, riferendomi sia all’animale che a Ermione, non sapendo bene quale dei due fosse più subdolo e strisciasse di più.

Papà non si è scomposto e ha continuato:

«Continua a frullarmi in testa il quadro, anche se, credimi bambina mia, sono così stanco che a volte vorrei chiudere gli occhi e…»

«Papà, che cavolo dici ?» l’ho interrotto, vedendomi davanti un futuro che, per quanto spero lontano, non mi vedrà mai pronta.

“Non si è mai pronti a diventare orfani, anche se hai la tua vita e a volte dimentichi di fare una telefonata” ho pensato con malinconia.

Emidio continuava ad avere quello sguardo trasognato e ha continuato:

«Perché i pensieri non si definiscono? Vagano avanti e indietro, immagini confuse che m'inseguono giorno e notte, dettagli, lampi, visioni...o allucinazioni? Una cosa è certa, quel quadro mi sta chiamando e io devo rispondere.»


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