venerdì 13 ottobre 2023

ARMAGEDDON!


 

«Allora, mamma – ho detto, riscuotendomi prima che lei perdesse completamente la cognizione di ciò che doveva fare, cioè spiegare i motivi di quell’Armageddon che aveva scatenato – mi dici perché hai lasciato papà?»

«Tuo padre mi tradisce – ha spiegato, il bel viso improvvisamente pallido e affranto, ma con un che di deciso e determinato – e io non intendo sopportarlo, perciò l’ho lasciato» ha concluso, come se quelle poche parole spiegassero tutto.

Io non capivo, mi sembrava che mia madre parlasse un linguaggio alieno, dove consonanti e vocali non erano messe nell’ordine normale, ma a caso, per cui i vocaboli non rappresentavano più i concetti noti, bensì chissà quali strane visioni del mondo e della vita. 

Mio padre che tradiva mia madre? E mia madre che aveva lasciato mio padre? Se mi avessero detto “Ok, ci siamo sbagliati, aveva ragione Tolomeo, la Terra è ferma al centro dell’universo ed è il Sole  a girarle intorno” oppure mi avessero spiegato che la fine del mondo era già avvenuta e che noi erano solo spiriti che erano morti ma credevano di essere ancora vivi o che da quel momento in poi tutte le donne sopra i sessanta chili e tutti gli uomini sopra i settanta sarebbero stati soppressi, perché pesavano troppo ed il mondo rischiava di andare a gambe all’aria, avrei provato meno incredulità, meno impossibilità ad accettarlo. Ma che mio padre, da sempre innamoratissimo di sua moglie, l’avesse tradita, era impossibile da credere. E peggio ancora, che lei l’avesse lasciato.

Nonostante ciò, mia madre era lì e divideva il suo sguardo limpido e serafico tra i passeri e me, incerta a chi prestare più attenzione. Ad un certo punto, nel silenzio che si prolungava, perché io non trovavo le parole e nemmeno coerenza di pensiero, sicuramente lei ha pensato che la spiegazione fosse più che sufficiente, perché ha accennato ad alzarsi. Io ho allungato meccanicamente una mano a trattenerla. «Vediamo di sbrogliare questa matassa» ho sospirato.

« Mi dispiace, cara, ma non c’è alcuna matassa da sbrogliare – ha affermato decisa lei – quello che c’era da dire l’ho detto. E questo è quanto!» ha concluso con insolita decisione, come se stesse pronunciando una sentenza inappellabile. Quindi si è alzata e, ritornata serena e sorridente, si è accinta a sparecchiare.

«Vedrai che bel pranzetto vi preparerò oggi – ha cinguettato – ma guardali, non sono carini? – ha aggiunto con evidente riferimento agli uccellini sul davanzale – senti che gorgheggi…»

Ho girato automaticamente gli occhi verso i pennuti, che più che gorgheggiare, parevano, secondo me, contendersi le briciole a suon di beccate e strilli di minaccia e di protesta. “È proprio vero – ho pensato – ognuno vede le cose dal suo speciale punto di vista”.

Comprendendo che, almeno per il momento, non avrei ottenuto altro da Clara, mi sono alzata dalla sedia e mi sono diretta in camera mia, intenzionata a chiamare mio padre al cellulare, nella speranza che almeno lui mi fornisse la motivazione della fine del mondo. Sempre che mio padre, normalmente distratto e, ovunque si trovasse, sicuramente immemore della realtà che lo circondava, avesse con sé il cellulare e lo tenesse acceso, cosa che avviene così raramente da costituire di per sé una piccola rivoluzione.

Contro ogni aspettativa, il telefono di Emidio squillava e mi è sembrato un buon segno. Al quinto squillo, però, ho cominciato a sospettare che papà non avrebbe risposto. All’ottavo ne ero quasi certa. Al decimo non avevo più dubbi. Quando la linea è caduta, non ho provato alcuna meraviglia né preoccupazione: da sempre, il cellulare è al piano di sopra e mio padre a quello di sotto, al piano di sotto e papà in auto, in auto e lui in casa, in casa e papà in un negozio, in una sorta di circolo perverso e vizioso che non lascia via di scampo. Emidio e la tecnologia sono una specie di ossimoro vivente e niente potrebbe cambiare questa situazione, nemmeno l’Apocalisse appena avvenuta. 

Senza alcun margine di errore, ho compreso che la mia domenica era ormai completamente rovinata: per riconquistare autonomia di vita quotidiana ed evitare futuri dolenti “però, però, però”, sarei dovuta arrivare direttamente al nocciolo della questione, ovvero raggiungere papà.

 


Nessun commento:

Posta un commento

IL CAMALEONTE BLU

Mentre frenavo, qualcosa, in mezzo all’asfalto, ha attirato la mia attenzione. Istintivamente, ho pigiato più a fondo sul freno e mi sono fe...